M1 (NGC 1952)
La nostra Associazione prende nome dal primo degli attuali 110 oggetti non stellari del profondo cielo che compongono il noto ‘Catalogues des nébuleuses et des amas d’étoiles’ (1781) compilato dall’astronomo francese Charles Messier (Badonviller, Lorena 1730 – Parigi 1817) e dallo stesso osservato per la prima volta nell’agosto 1758.
Charles Messier compilò il suo catalogo verso la fine del XVIII secolo affinché altri astronomi non scambiassero per comete altri oggetti celesti, come le nebulose e le galassie.
Messier fu uno dei più celebri ‘cacciatori di comete’ ed il 1758 era anche l’anno in cui la cometa studiata da Edmund Halley (Haggerston, Londra 1656 – Greenwich 1742) doveva ritornare secondo quella che allora era solo una ipotesi scientifica.
L’astronomo, basandosi su calcoli del geodeta/astronomo militare (Joseph Nicholas de l’Isle o Delisle; Parigi 1688-1768), iniziò ad osservare il cielo alle coordinate calcolate dal collega.
Messier annotò nel suo quaderno ciò che osservò in quella posizione e quell’oggetto divenne il numero 1 del suo catalogo.
Le sue parole sono le seguenti: ‘Una nebulosità sopra il corno meridionale del Toro, non contiene stelle, di luce biancastra, allungata come la fiamma di una candela, scoperta mentre osservavo la cometa del 1758′.
L’M1 è conosciuta anche come Nebulosa del Granchio (Crab Nebula) situata nella costellazione del Toro ad una distanza da noi di circa 6300 anni luce. Si tratta del residuo di un’immane esplosione di una stella (supernova) appartenente alla nostra galassia (la Via Lattea) avvenuta nel luglio del 1054.
Da fonti cinesi e giapponesi sappiamo che fu così brillante da essere vista per molto tempo anche in pieno giorno ad occhio nudo.
L’M1 viene identificata anche con la sigla NGC1952 dal ‘New General Catalogue of Nebulae and Star Cluster’ (1888) dell’astronomo danese Johann Ludwig Emil Dreyer (Copenaghen 1852 – Oxford 1926). E’ osservabile a ogni lunghezza d’onda dal visibile ai raggi X ed è composta da moltissimi filamenti di gas illuminati da una stella di neutroni rimasta al posto della vecchia stella esplosa.
Questa piccola stella al centro della nebulosa ha una densità altissima (milioni di tonnellate per centimetro cubo) e ruota su se stessa 30 volte al secondo!
L’energia emessa sotto forma di campi magnetici e particelle cariche da questa stella rotante è talmente elevata che il suo moto di rotazione si sta smorzando inesorabilmente.
Per chi volesse osservare la M1 occorre volgere lo sguardo alla superba e antica costellazione del Toro che si impone nelle notti invernali fra novembre e dicembre: rappresenta la testa e le spalle di un toro che sta per caricare il vicino Orione e su cui merita spendere due parole.
Molti sono gli antichi miti legati al Toro e secondo uno di questi la costellazione rappresenta il toro in cui si tramutò Giove, il padre degli Dei, per sedurre Europa, figlia di Agènore, re di Fenicia. Europa, mentre giocava sulla riva del mare, fu attratta da un bellissimo Toro bianco che altri non era se non Giove. La fanciulla si avvicinò all’animale con l’intenzione di adornarlo con una ghirlanda di fiori: l’animale la fece salire sulla groppa e si tuffò in mare alla volta dell’Isola di Creta. Là riassunse la forma di divinità e la fanciulla ne fu sedotta: dalla loro unione nacque Minosse, destinato a diventare re di Creta.
Sulla simbologia del Toro, che va dai culti cretesi alle ‘Tauromachie’ (sacrificio del Toro) del culto del dio Mitra diffuso fra le legioni romane e di cui rieccheggiano le ‘corride’ ancora diffuse soprattutto nella penisola Iberica, ci sarebbe moltissimo da dire ma questo riguarda altre temi di interesse.
Dopo questa parentesi mitologica va segnalato che la costellazione del Toro è estremamente ricca di oggetti, come l’ammasso M45 delle Pleiadi, costituito da circa duemila stelle poste a 400 anni luce da noi.
Aldebaran è la stella Alpha che dista da noi 70 anni luce, di magnitudine 0,9 è una supergigante rossa, come testimonia il suo colore. El Nath (magnitudine 1,7) è la seconda stella (Beta) del Toro ed è una gigante blu. Theta e Sigma sono in realtà sistemi di stelle doppie visibili con binocolo. Lambda è invece una stella di luminosità variabile per la presenza di una compagna con cui dà vita a reciproche eclissi con un periodo di quattro giorni.
L’oggetto M1 va cercato con Ascensione Retta 5h 34.5m e declinazione +22° 01’. Di magnitudine è 8,4 e dimensioni 6’x4’ dista 6300 anni luce. Le sue dimensioni reali sono 11 x 7,5 anni luce.
Bibl.: ‘Il Gruppo M1 Astrofili Castiglionesi’, M.T.Mazzucato, in: Rivista Semestrale del Gruppo Studi Setta-Savena-Sambro n. 1/2001 – 20 pp 181-184; ‘Grande Enciclopedia De Agostini L’Universo’, De Agostini (NO).